a M.
amico (sconosciuto)
Come lupo errabondo nelle notti di vento
così calmo e paziente mentre attende la preda
o antica canzone che ritorna un momento
che mi piangono gli occhi e nessuno mi veda;
Come stanza socchiusa che intravedo una luce
dischiusa a metà sopra un viso lontano,
un presagio di sera dove tutto ormai tace,
che mi porta ai miei sogni già sfuggiti di mano.
Come lampo d’estate improvviso e tradito
da un passaggio di ali sul chiarore del sole
o un cane, ai falò della sera sopito,
che rincorre d’un tratto di una stella il bagliore.
Così tu, sconosciuto e fuggente,
incontrato poi perso, che ritorni, che vai,
che mi prendi per mano come guida illudente,
da lontano, in silenzio, con la forza che hai.
Ché non serve una vita, ricordo o sapienza
per conoscere un altro nella testa e nel cuore,
mentre tu hai saputo donarmi l’essenza,
che vivo, d’improvviso, in poesia e parole. (febbraio2007)
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